Mohamed Farah, detto Mo, è un grande mezzofondista britannico di origine somala. Il primo a notare il suo potenziale pere competere nella corsa ad alti livelli è stato stato il suo insegnante di educazione fisica, Alan Watkinson, quando Mo aveva 11 anni. Mo Farrah è un rifugiato somalo, arrivato in UK a 8 anni. Gli anni della scuola sono stati un periodo difficile, si metteva spesso nei guai, fino a che non ha incontrato l’atletica e lì ha potuto focalizzare le sue energie.
Nel 2001, a 14 anni, Mo Farah ha vinto i Campionati Europei Juniores e da allora è rimasto ogni anno campione britannico, Campione Europeo e Campione del Mondo nei 10.000 metri a livello juniores.
Il 4 agosto 2012, Farah ha fatto la storia ai Giochi Olimpici di Londra: nella sua prima gara vince l’oro nei 10.000 con un tempo di 27: 30.42., conquistando la prima medaglia d’oro olimpica della Gran Bretagna nei 10.000. Una settimana dopo, l’11 agosto 2012, Mo ha completato la più dura “doppia linea” di tutti i tempi, vincendo nei 5000 metri con un tempo di 13: 41.66: Farah è uno dei cinque atleti, con Zatopek, Kuts, Viren, Yifter e Bekele, che alle Olimpiadi hanno vinto una doppia gara, i cinquemila e i diecimila metri.
Nato per correre?
Mo Farah dice di essere “nato per correre”: a scuola, correre gli veniva naturale e vinceva le gare senza fare veramente uno sforzo. Allora non pensava che la corsa sarebbe stata la sua carriera, dato che ai tempi riusciva bene anche in altre discipline atletiche, come il lancio del giavellotto. La corsa però era la disciplina in cui eccelleva davvero. È stato all’università che Farah ha iniziato ad affinare il suo talento grezzo indirizzandolo verso una competenza professionale quando, dopo la scuola, è entrato all’Endurance Performance Centre presso il St Mary University College a Twickenham.
Una delle caratteristiche della corsa di Mo Farah che lo ha reso un runner più potente e un campione è la lunghezza del passo.
Nel 2006 di Mo tuttavia ha iniziato a vivere con un gruppo di corridori di lunga distanza del Kenya e questa esperienza gli ha permesso di fare un salto di qualità. Cos’è stata questa grande innovazione che ha appreso dai keniani? Una cosa più semplice di quanto sembri. Mo Farah faceva già ottimi progressi, ma vedeva ancora i keniani come inarrivabili. Abitare con loro permise a Farah di comprendere che era il suo stile di vita a limitarlo. Era abituato a rimanere sveglio fino a tarda notte e a svegliarsi in tarda mattinata. I suoi coinquilini keniani, invece, andavano a letto alle 9 di sera, si alzavano alle 6:00 di mattina e iniziavano ad allenarsi. Adottando questo approccio, Mo Farah inizia a scoprire nuovi livelli di energia e concentrazione, a credere di più in se stesso e a diventare più consapevole del suo potenziale: poteva non solo essere campione britannico, ma anche competere a livello internazionale e vincere.
L’alimentazione di Mo Farah
Qual è la dieta di Mo Farah? Mangia molti carboidrati, per alimentare i muscoli, e subito dopo un allenamento si assicura di assumere proteine. Gli atleti di resistenza hanno bisogno di zucchero e i carboidrati a rilascio veloce, assunti dopo un lungo allenamento, aiutano a evitare la perdita di massa muscolare.
I più tipici carboidrati sono pasta, riso, patate e pane – come “carburante” Mo Farah dice di preferire la pasta; tuttavia è fondamentale consumare porzioni corrette di carboidrati, per evitare gli accumuli di grasso e rallentare la corsa.
Per quanto riguarda le proteine, Mo Farah dice che preferisce mangiare pollo alla griglia e che i drink proteici non sono davvero necessari per i corridori di distanza: la chiave è mangiare cibo molto nutriente per tutta la durata della preparazione.
Pare che dopo la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Londra Mo Farah abbia mangiato un hamburger: il primo e solo hamburger in un anno! Poi è tornato subito alla sua dieta sana, in previsione delle gare successive.
L’importanza di allenarsi
Come tutti i grandi atleti di oggi, l’abilità di Mo Farrah deriva da una combinazione di talento naturale, di scelte giuste fatte al momento giusto, di passione e volontà di raggiungere i propri obiettivi, di tanto allenamento e ovviamente un eccellente allenatore: molti avrebbero il potenziale per essere atleti olimpici, ma spesso la sfida più grande è saper individuare il talento e lavorarci, guidarlo e portarlo alle sfide mondiali.